A grande richiesta, ecco a voi il post sui ripetitori per telefoni cellulari, ma essendomi accorto che questa volta la lunghezza era davvero esagerata, ho deciso di affrontare l’argomento suddividendolo in puntate, spero poche. Vai con la prima.
Molti di voi avranno senz’altro già sentito l’espressione elettrosmog, neologismo che vorrebbe indicare – per analogia con lo smog atmosferico – l’inquinamento elettromagnetico al quale sarebbe soggetto lo spazio che ci circonda, in città come in campagna, soprattutto in riferimento ai ponti radio (o più propriamente ai ripetitori) per la ricetrasmissione dei segnali a radiofrequenza (d’ora in poi: RF) dei telefoni cellulari. I ponti radio veri e propri sono un’altra cosa: spesso hanno antenne paraboliche (ma non solo) e sono usati per veicolare segnali di ogni tipo, da quelli per la TV ad altri per le telecomunicazioni in genere.
Come avrete notato ho usato il condizionale vorrebbe, dato che la comunità scientifica è divisa non solo sugli effetti di queste emissioni sulla nostra salute, ma perfino sul termine stesso (elettrosmog) che, secondo alcuni scienziati (del calibro di Tullio Regge, ad esempio), è una vera e propria frescaccia, sempre per dirla scientificamente.
In effetti questa RF, una volta spento il trasmettitore che l’ha generata, sparisce all’istante non lasciando traccia alcuna sull’atmosfera, l’acqua, le piante o altra realtà fisica, contrariamente al particolato, alle diossine, allo zolfo e al piombo tetraetile dello smog “tradizionale”.
D’accordo, allora forse “inquinamento” non è la parola giusta.
Però non voglio certo arrivare a concludere che l’esposizione ai campi elettromagnetici sia priva di conseguenze: il punto non è se fiumi o laghi si inquinano, il punto è capire se e come queste emissioni facciano male alle nostre amate cellule. Purtroppo nessuno ha una risposta definitiva, ai vari studi effettuati si contesta una scarsa validità statistica, sia come numero di campioni rilevato che come estensione temporale della campionatura (occorerebbero almeno 10 anni su moltissime persone) anche se è stato dimostrato che l'esposizione al campo emesso durante una conversazione media al cellulare innalza (di poco, ma la innalza) la temperatura del cervello. Del resto basti pensare un attimo a come si riesca, con lo stesso principio, a cucinare della carne al microonde di casa: lì sono in gioco un’elevata potenza e una frequenza pure elevata, ma non poi così tanto: il trucco è che si tratta della frequenza a cui la molecola dell’acqua (contenuta nei cibi) entra in risonanza assorbendo energia dal campo RF e riscaldandosi dunque molto rapidamente.
Tutto dipende quindi dalle dosi e dai tempi, e come vedremo anche dalle frequenze interessate: per spiegare meglio il concetto voglio ricorrere ad un paragone forse nemmeno troppo azzardato, visto che la luce è anch’essa una radiazione elettromagnetica. Se in pieno agosto ci esponessimo ai raggi del sole per sette ore consecutive, alla sera avremmo il corpo completamente ustionato; se invece ci esponessimo per dieci minuti, fosse pure l’una del pomeriggio, non ne usciremmo nemmeno abbronzati. Oltretutto le ustioni sarebbero colpa più degli ultravioletti che degli infrarossi, il che si lega al discorso delle frequenze.
Quindi, tornando alla nostra RF, oltre al tempo di esposizione sono importanti anche altri due parametri: infatti più aumentano la frequenza e la potenza della RF, più aumenta l’intensità degli effetti subiti. Senza entrare nei motivi prettamente fisico-matematici della questione, è sufficiente sapere che se due segnali hanno la stessa potenza, ma uno dei due ha una frequenza più elevata rispetto all’altro, quest’ultimo avrà anche un'energia maggiore.
Energia NON è uguale a potenza, come sa ogni fisico. Fidatevi, e se non vi fidate vi spedisco in privato un’esauriente trattazione ricca di formule. Non è una minaccia, è una promessa. ;-)
Ma allora, quali sono i limiti di questa giungla di grandezze fisiche che vi ho elencato, per poter stare sicuri? E come si può fare ad avere una misura di quanto sia nei limiti il ripetitore che ci hanno piazzato di fronte casa? Vi posso anticipare che tale limite è stato fissato per legge a 6 Volt/metro (sei Volt per metro), e a quanto pare abbiamo un limite più severo di quello di diversi paesi europei, ma il post si è fatto lungo e chiariremo il significato di questa espressione alla prossima puntata (nel frattempo, potrei modificare la seconda puntata anche in funzione dei vostri commenti e domande).
Come avrete notato ho usato il condizionale vorrebbe, dato che la comunità scientifica è divisa non solo sugli effetti di queste emissioni sulla nostra salute, ma perfino sul termine stesso (elettrosmog) che, secondo alcuni scienziati (del calibro di Tullio Regge, ad esempio), è una vera e propria frescaccia, sempre per dirla scientificamente.
In effetti questa RF, una volta spento il trasmettitore che l’ha generata, sparisce all’istante non lasciando traccia alcuna sull’atmosfera, l’acqua, le piante o altra realtà fisica, contrariamente al particolato, alle diossine, allo zolfo e al piombo tetraetile dello smog “tradizionale”.
D’accordo, allora forse “inquinamento” non è la parola giusta.
Però non voglio certo arrivare a concludere che l’esposizione ai campi elettromagnetici sia priva di conseguenze: il punto non è se fiumi o laghi si inquinano, il punto è capire se e come queste emissioni facciano male alle nostre amate cellule. Purtroppo nessuno ha una risposta definitiva, ai vari studi effettuati si contesta una scarsa validità statistica, sia come numero di campioni rilevato che come estensione temporale della campionatura (occorerebbero almeno 10 anni su moltissime persone) anche se è stato dimostrato che l'esposizione al campo emesso durante una conversazione media al cellulare innalza (di poco, ma la innalza) la temperatura del cervello. Del resto basti pensare un attimo a come si riesca, con lo stesso principio, a cucinare della carne al microonde di casa: lì sono in gioco un’elevata potenza e una frequenza pure elevata, ma non poi così tanto: il trucco è che si tratta della frequenza a cui la molecola dell’acqua (contenuta nei cibi) entra in risonanza assorbendo energia dal campo RF e riscaldandosi dunque molto rapidamente.
Tutto dipende quindi dalle dosi e dai tempi, e come vedremo anche dalle frequenze interessate: per spiegare meglio il concetto voglio ricorrere ad un paragone forse nemmeno troppo azzardato, visto che la luce è anch’essa una radiazione elettromagnetica. Se in pieno agosto ci esponessimo ai raggi del sole per sette ore consecutive, alla sera avremmo il corpo completamente ustionato; se invece ci esponessimo per dieci minuti, fosse pure l’una del pomeriggio, non ne usciremmo nemmeno abbronzati. Oltretutto le ustioni sarebbero colpa più degli ultravioletti che degli infrarossi, il che si lega al discorso delle frequenze.
Quindi, tornando alla nostra RF, oltre al tempo di esposizione sono importanti anche altri due parametri: infatti più aumentano la frequenza e la potenza della RF, più aumenta l’intensità degli effetti subiti. Senza entrare nei motivi prettamente fisico-matematici della questione, è sufficiente sapere che se due segnali hanno la stessa potenza, ma uno dei due ha una frequenza più elevata rispetto all’altro, quest’ultimo avrà anche un'energia maggiore.
Energia NON è uguale a potenza, come sa ogni fisico. Fidatevi, e se non vi fidate vi spedisco in privato un’esauriente trattazione ricca di formule. Non è una minaccia, è una promessa. ;-)
Ma allora, quali sono i limiti di questa giungla di grandezze fisiche che vi ho elencato, per poter stare sicuri? E come si può fare ad avere una misura di quanto sia nei limiti il ripetitore che ci hanno piazzato di fronte casa? Vi posso anticipare che tale limite è stato fissato per legge a 6 Volt/metro (sei Volt per metro), e a quanto pare abbiamo un limite più severo di quello di diversi paesi europei, ma il post si è fatto lungo e chiariremo il significato di questa espressione alla prossima puntata (nel frattempo, potrei modificare la seconda puntata anche in funzione dei vostri commenti e domande).
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