lunedì 28 gennaio 2008

Cellulari a bordo degli aerei




Si possono usare i telefonini a bordo degli aerei di linea?

Avvertenza: questo post è lungo in maniera folle (1852 parole, contate da Word): se avete da fare, datemi retta, meglio tornare a leggere con più calma.

Dopo i tanti inconvenienti tecnici, più o meno seri, verificatisi qua e là nel mondo mentre l’aereo era già atterrato o ancora doveva decollare, e dei quali si era sospettata l’interferenza dei cellulari, alla fine si è verificato un incidente che avrebbe potuto essere ben più grave (ve lo
linko di nuovo, hai visto mai qualcuno se lo fosse perso).
Lasciando da parte considerazioni di tipo sociale, vista la maleducazione della gente in ristoranti, treni, teatri ecc. (e quindi già solo per questo sarei a favore del divieto: non può che farmi piacere l’essere risparmiato da suonerie idiote o da conversazioni anche peggiori), la faccenda è potenzialmente ben più seria, come abbiamo visto.

Ho fatto alcuni giri in Rete tanto per saggiare le opinioni e, come avviene per ogni argomento, c’è più di una “scuola di pensiero”. Le chiacchiere però stanno a zero: un telefono cellulare è a tutti gli effetti una radiotrasmittente, operante a seconda dei casi su gamme di frequenza ben precise.
Inoltre mi sono imbattuto casualmente in una trasmissione radiofonica di Radiotre Scienza, dove era intervistata la D.ssa Maria Sabrina Sarto, docente di Elettrotecnica per l’Ingegneria Aerospaziale alla Sapienza di Roma. Mica pizza e fichi.

Mettiamo allora a confronto le chiacchiere e le leggende metropolitane rispetto a quanto dice la scienza, tenendo anche conto che in un sondaggio effettuato da alcune compagnie di volo in merito all’introduzione di tecnologie atte a poter permettere di telefonare con il cellulare sull’aereo, ben il 90% degli intervistati ha risposto che non vuole cellulari a bordo.

Opinione: “Tutte le compagnie sono concordi nel vietare l'uso del cellulare in volo, pur adottando regole differenti: alcune ordinano di spegnere i cellulari appena si varca la soglia del velivolo, altri li tollerano finché si è fermi sulla pista, altre ancora impongono lo spegnimento quando si accendono i motori, e così via, adducendo motivi di sicurezza: le emissioni elettromagnetiche, si argomenta, interferirebbero con gli strumenti di bordo.”

Fatto: "Un cellulare si comporta come una sorgente intenzionale di campo elettromagnetico, quindi irradia tale campo a radiofrequenza nelle frequenze tipiche dei cellulari."

Archimede: analizziamo e spieghiamo le parole della Sarto: innanzitutto, ci dice che la sorgente è intenzionale. Cioè? Prendiamo in esame vari dispositivi (P.E.D.: Portable Electronic Devices, dispositivi elettronici portatili), come ad esempio la Playstation o un computer laptop; al loro interno, chip elettronici di varia natura emetteranno anche loro, per varie ragioni tecniche, piccoli campi elettromagnetici. Però, questi campi saranno molto più deboli rispetto a quelli di un cellulare (nonché operanti a frequenze ben diverse, e anche questo conta). Invece il cellulare lo fa apposta, per così dire, ad emettere un campo più intenso: diamine, è progettato per farlo, per farvi ricevere le chiamate e soprattutto trasmettere le vostre! Ecco che si parla di sorgente intenzionale. Notate, nell’opinione riportata, l’uso delle parole “adducendo”, “si argomenta” e il dubitativo “interferirebbero”. Ma proseguiamo con i fatti, sempre con le parole della D.ssa Sarto:

“…campo che può indurre interferenze sugli apparati di bordo attraverso l’accoppiamento con i cablaggi dell’aereo e con i dispositivi dell’avionica”.

Traduciamo ancora. La parola chiave è indurre: già il buon vecchio
Hertz, giocando con fili ed elettricità, scoprì il fenomeno dell’induzione elettromagnetica. Attaccando e staccando una batteria ad una grossa spira circolare di filo, riuscì a provocare lo scocco di una scintilla tra le estremità di un’altra spira identica posta ad alcuni metri di distanza, e del tutto scollegata da qualsiasi cosa: aveva scoperto ciò che Maxwell tempo prima aveva teorizzato, cioè le onde elettromagnetiche, ovvero la trasmissione di un segnale elettrico senza fili, attraverso lo spazio (in suo onore l’unità di misura della frequenza, simbolo Hz, oggi porta il suo nome). Più tardi anche Marconi si divertirà a stendere fili tra i colli bolognesi, ed inventerà prima il telegrafo senza fili, poi la radio.

Gli esperimenti di Hertz, il telegrafo, la radio di Marconi sfruttavano proprio l’accoppiamento elettromagnetico tra il campo e dei fili metallici. Grazie a questo fenomeno fisico, chi vive a Cesano (RM) può ascoltare comodamente la parola del Signore direttamente nel citofono, per dire, grazie alle potentissime emissioni di Radio Vaticana come pure avere il privilegio di vivere in un comune con una incidenza di leucemie tripla rispetto alla media, sempre per dire. Poi dice che il Papa condanna questo blog. Ma stiamo divagando…

Quindi i cellulari interferiscono, non “interferirebbero”: avete mai lasciato un cellulare vicino ad una radio o ad uno stereo, avvertendo quel tipico t-tr-ttr-tt-r? Oppure, se è un monitor, tutte quelle righe di disturbo? Ecco.

Opinione: “Secondo Lufthansa in media su ciascuno dei suoi voli c'è almeno un passeggero che dimentica il cellulare acceso, eppure i suoi aerei non cadono.”

Fatto: vedi il link sopracitato, anche se non è caduto un aereo Lufthansa. O ci devono per forza scappare i morti, per prendere delle precauzioni?

Opinione: Alcuni piloti che conosco di persona mi hanno confessato di aver dimenticato il cellulare acceso in cabina di pilotaggio, a pochi centimetri da quell'intrico di chip e avionica che consente il miracolo del volo, e sono sopravvissuti.

Fatto: Ma bravi! Rivedi ancora il link sopra e successivi sviluppi, perché pare proprio che fosse stato qualcuno in cabina a lasciare il cellulare acceso. Inoltre “l’intrico di chip e avionica” è piuttosto suscettibile, come abbiamo visto e approfondiremo ancora tra poco, e quello del volo non è affatto un miracolo né opera dello spirito santo, ma centinaia di principi scientifici applicati tutti insieme a quell’oggetto tecnologico complesso che è un aeroplano moderno.

Uno dei cablaggi critici di bordo è il FADEC, dispositivo digitale presente nei motori che serve a controllare l'iniezione del carburante nel motore. Esattamente come succede per le automobili, i motori dell’aereo sono quindi ad iniezione, vale a dire che anche se è il piedino o la manina del pilota che schiaccia sull’acceleratore, come negli aerei degli anni ’30, chi inietta poi effettivamente il carburante è un sofisticato sistema computerizzato che (anche se è uno scenario improbabile, ma mai impossibile) potrebbe scambiare la vostra chiamata per l’ordine di interrompere il getto di carburante al motore. Beh… no, grazie: preferisco vivere.

Opinione: “Eppure alcune compagnie aeree stanno già sperimentando connessioni wireless per i passeggeri!”

Fatto: Bastano pochi milliwatt, e su ben altre frequenze, per realizzare una connessione wireless. Non mi interessa se ti metti a lavorare al computer, mi dà più fastidio e mi impensierisce di più il cellulare. Non insistiamo a paragonare dispositivi diversi mettendoli sullo stesso piano.

Lasciamo ancora parlare la D.ssa Sarto: “Se l’informazione digitale del FADEC è corrotta da un campo elettromagnetico ciò potrebbe anche portare – anche se siamo in un caso estremo - all'interruzione di carburante al motore. Ciò anche se cablaggi così delicati sono ovviamente protetti da schermi collegati a massa e il segnale è di tipo differenziale, quindi molto immune.”

Archimede traduce: in genere, i cavi che trasportano i segnali sono rivestiti (procedendo dall’interno verso l’esterno) da un materiale isolante, da una treccia di sottili fili metallici e quindi ancora da materiale isolante.
La treccia (o calza) di filo metallico costituisce lo schermo, secondo un principio scoperto da Faraday: un segnale elettromagnetico non riesce a “passare” all’interno di una gabbia metallica se la sua lunghezza d’onda è superiore alla grandezza di una singola maglia. In pratica, dovete pensare ad una zanzariera: se le maglie sono larghe 1 cm, passeranno non solo le zanzare ma anche le mosche, mentre magari falene e calabroni saranno trattenuti. Una zanzariera a maglie più fitte non farà passare nemmeno un insetto. Lo stesso accade per i segnali elettrici: una schermatura di un certo tipo potrebbe fermare un tipo di segnale ma non un altro a frequenza più elevata (quindi con lunghezza d’onda più piccola). Il segnale di tipo differenziale, poi, è un ulteriore accorgimento ben noto ai musicisti che devono stendere metri e metri di cavi sul palco senza che si produca quel fastidioso ronzìo nelle casse, ma la trattazione tecnica sarebbe un po’ lunga, per cui “sopravvoliamo”.
Diciamo solo che a volte il ronzio capita lo stesso, come vi sarà capitato di sentire, quindi perché non deve succedere qualcosa di anomalo sull’aereo, e soprattutto perché dobbiamo proprio andarcela a cercare? Ancora con le parole della D.ssa Sarto: “…però c'è anche da dire che i cablaggi invecchiano, ce se ne accorge solo quando capita il guasto perché con chilometri e chilometri di cablaggi presenti su di un aereo un lavoro esaustivo di manutenzione è qualcosa al limite dell'impossibile”.

Leggenda metropolitana: “In realtà il cellulare è vietato in volo perché quota e velocità confonderebbero la rete telefonica appoggiandosi simultaneamente a più di una stazione radio base e permettendo quindi di telefonare gratis, e le società telefoniche sono in combutta con le compagnie aeree per non far sapere di questa meravigliosa opportunità.”

Fatto: Ci mancavano solo questi imbecilli a fomentare un atteggiamento irresponsabile. Poniamo pure che un aereo voli a 1000 km/ora. La velocità della luce, a cui viaggiano le onde elettromagnetiche (perché anche la luce è fatta da onde simili) è di circa 300.000 km/sec., vale a dire a più di un miliardo di chilometri all’ora: secondo voi, un segnale che va un milione di volte più veloce del mezzo da cui è partito o a cui è destinato, ha modo di sentire una qualche differenza? Ecco. Per dare un’idea delle proporzioni, è come lasciare un oggetto in un posto, fare in un’ora un giro di dieci chilometri e ritrovarlo spostato al ritorno di un millimetro. Quindi non fatevi illusioni: la chiamata fatta in volo viene addebitata esattamente come se la faceste da terra.

Opinione: “Per chi vola spesso per lavoro, il tempo passato a bordo, prigioniero e tagliato fuori dal mondo, è uno spreco enorme. Molti frequent flyer non possono permettersi il lusso di essere irreperibili per sei-otto ore di seguito. Potersi collegare a Internet per scaricare e mandare la posta risolverebbe molti dei problemi di noia e di reperibilità che affliggono attualmente i passeggeri.”

Archimede: ma dobbiamo veramente rispondere a un tipo così? Ma portarsi un libro o una rivista no? Rilassarsi, riflettere, dormire, provarci con quella accanto o con la hostess? Approfittare del fatto di non essere reperibili? Mah.

Vi lascio con alcune ultime considerazioni:

gli aerei militari hanno i vetri schermati (è l’unico punto in cui potrebbe penetrare un segnale indesiderato, e guarda caso i militari hanno provveduto);

i cellulari sono vietati anche a bordo delle petroliere o delle navi che trasportano gas infiammabili, e si può indovinare il perché;

i cellulari sono vietati anche negli ospedali in vicinanza di apparati elettromedicali, nonché a bordo delle unità mobili di rianimazione: chissà come mai?

anche nel mio lavoro è vietato l’uso dei cellulari durante alcune fasi di costruzione del satellite; insomma, sicuramente i cellulari hanno frequenze critiche per molti settori: non si vede perché non debba valere per un aereo con delle vite umane a bordo.
Facciamo dunque valere il principio di precauzione, cioè “non sappiamo se può nuocere, ma nel dubbio, evitiamone l'uso”.


mercoledì 23 gennaio 2008

Motivi familiari

Nell'attesa di pubblicare il post sul difficile connubio tra aerei di linea e cellulari, stamane facevo una riflessione: ai tempi (ormai per me lontani) della scuola, nel modulino per le giustificazioni delle assenze alla voce "motivo", quando non si metteva "indisposizione", si metteva invariabilmente: "motivi familiari".

Oggigiorno, con la stessa causale, possono cadere i governi.

martedì 15 gennaio 2008

Tempi, non so quanto moderni


Che due palle, fare i turni. Questa settimana mi tocca la mattina (06:00 - 14:00).

Certo, non è come lavorare alla Thyssen Krupp, per cui facciamo buon viso a cattivo gioco e consoliamoci così, che tanti il lavoro nemmeno ce l'hanno, o ce l'hanno a scadenza come lo yogurt, o se ce l'hanno"fisso" spesso ci muoiono sopra. In fondo m'è andata di lusso, nonostante io sia inquadrato - secondo una logica d'altri tempi - nella categoria dei metalmeccanici: non che la cosa sia disonorevole, anzi giù il cappello davanti a chi si spezza la schiena in fabbrica; il fatto è che mi sembra alquanto inappropriato definire "tute blu" gente come i softwaristi, i tecnici, i sistemisti e gli ingegneri, tutte persone che ormai digitano ad una tastiera di computer (anzi, molti lo facevano già quando i PC nemmeno esistevano) più che maneggiare pesanti chiavi inglesi. Che dire poi su quei quattro soldi di un contratto da tempo scaduto, e per il quale Federmeccanica ci vorrebbe generosamente offrire 120 euro, cioè addirittura più di quanto abbiano richiesto le organizzazioni sindacali (117), almeno stando ad alcuni TG in malafede. Che infatti si dimenticano di dire che gli stessi 120 euro sarebbero in realtà spalmati su 30 mesi, rendendoli di fatto pari a 96. Poi dice che uno li manda affanculo.


Ah, a proposito di amene destinazioni cui spedire certe persone, volevo solo dire a Crucco Sedicesimo che se lui condanna questo blog, è anche vero che molti condannano lui: un certo Galileo Galilei Linceo ancora ringrazia per il trattamento ricevuto.

Volevo anche aggiungere alla lista quelli che hanno trasformato un handicappato in un avvantaggiato, nonché quelli che insistono a chiamare gli inceneritori termovalorizzatori, e quelli che continuano ad informarmi delle faccende private della coppia Sarkozy - Bruni.

Per finire, un link per un'amica il cui figlio da grande vuol fare l'astronauta. È in inglese, ma del resto il primo passo è proprio l'ottima conoscenza di questa lingua, per cui...

Lo so, vi ho riempito di argomenti e di link, ma avrò poco tempo per scrivere altro in questi giorni. Spero almeno di riuscire a far visita agli altri blog.